Soggettiva Gallery dedica, in occasione del Salone del Mobile (16-21 aprile) e dell’uscita di un film sul celebre pittore Edward Hopper, un approfondimento su due luoghi simbolo del cinema americano e mondiale, New York e Los Angeles. Per farlo prende in prestito due forme artistiche altre rispetto alla Settima Arte: l’arte e l’architettura.
Da un lato infatti Nighthawks di Edward Hopper – pittore “cinematografico” per eccellenza (influenzò molti registi tra cui Alfred Hitchcock e David Lynch) a cui è dedicato il documentario Hopper. Una storia d’amore americana, in uscita il 9 e 10 aprile – viene reinterpretato dall’illustratore texano Casey Callender che inserisce al suo interno i più iconici protagonisti del cinema: da Batman a Il grande Lebowski, da Blade Runner a Il Padrino, da Terminator a Matrix, da Ghostbusters a Beetlejuice.
Dall’altro le architetture di Los Angeles rappresentano una fonte di ispirazione essenziale per l’artista inglese George Townley, il cui incontro con L.A ha dato vita a una serie di opere che ritraggono luoghi ordinari – spesso resi straordinari da avvenimenti a cui il cinema fa sfondo, su tutti il The Viper Room, legato al tragico destino di River Phoenix – così come set di film di culto – da Pearl Harbour a I Simpson, da La La Land a Don’t Worry Darling e Karate Kid, da Barbie a Il cavaliere oscuro – Il Ritorno.
IL CINEMA IN VETRINA A NEW YORK
A New York, in particolare a un classico diner americano sulla Greenwich Avenue, si ispira uno dei dipinti più importanti di tutto il XX secolo, Nighthawks di Edward Hopper, opera che trascende il tempo e lo spazio di un pittore che, con le sue opere, ha messo in scena sia l’architettura che i paesaggi, sia reali che dell’anima, che contraddistinguono le infinite sfumature di una paese sfaccettato come Stati Uniti. All’iconica immagine generata da Hopper si ispira l’illustratore texano Casey Callender, che, reinterpretandola, la trasforma in un set cinematografico in grado di accogliere i protagonisti dei film che hanno segnato il nostro immaginario, come la scena di un film illuminata dal migliore dei fotografi e arredata dal più meticoloso degli scenografi.
Gli “interpreti principali” di questa scena sono seduti al bancone come comuni avventori; non fosse altro che dalla vetrina del locale si intravede in strada la terrificante creatura extra-terrestre di Alien (Ridley Scott), uno degli strampalati esseri che popolando il burtoniano mondo di Beetlejuice, l’iconica Batmobile parcheggiata alle spalle di Batman così come i letali aeroplani pilotati da Tom Cruise in Top Gun. In alcuni casi il locale dipinto da Hopper viene trasportato da Callender interamente in un’altra dimensione: che si tratti della realtà paranormale dei Ghostbusters – a seguito dell’esplosione di Stay Puft, con gli acchiappa-fantasmi ricoperti dalla soffice pasta di marshmellow di cui è fatto il gigantesco ectoplasma – o quella simulata di Matrix – con Neo e Morpheus immersi in un flusso di codici alfa-numerici che compongono quello che noi crediamo essere il mondo reale –, il risultato è sempre incredibilmente affascinante e fonte di infiniti spunti interpretativi per gli appassionati della pittura di Edwardo Hooper e soprattutto del grande cinema.
CALIFORNIA DREAMING
Facendo un salto sull’altra costa degli Stati Uniti, a Los Angeles, l’incontro con il cinema è semplicemente inevitabile, tanto questa città è permeata di quell’immaginario filmico che l’industria hollywoodiana ha saputo esportare in tutto il mondo. É in tal senso una vera e propria ossessione quella sviluppata dall’artista di Londra George Townley per la luce calda e soffusa e i colori saturi che rendono unica l’atmosfera californiana.
I luoghi che hanno ispirato Townley vanno dall’El Rey Theatre – storico cinema e landmark art deco costruito nel 1936 Dove hanno suonato tra gli altri Bob Dylan, Billie Eilish, Kendrick Lamar e molti altri – alla Fox Plaza – resa celebre come Nakatomi Tower da Die Hard con Bruce Willis – dal Lighthouse Cafe – vero jazz cafe al cui interno è stata girata la scena di La La Land in cui Ryan Gosling incontra John Legend – fino al Griffith Observatory – icona di Los Angeles e set di innumerevoli film tra cui Gioventù bruciata, Yes Man e Terminator – e al set che riproduce la casa di Barbie, realizzato il 20% più piccolo di un’edificio tradizionale per conferirgli un’aurea da vera casa delle bambole.
Tra le location ritratte da Townely non poteva mancare la Mulholland Drive, conosciuta in tutto il mondo grazie al geniale e omonimo film di David Lynch: se infatti Townley inserisce un chiaro riferimento al regista di Twin Peaks in un diner da lui reinterpretato, un altro richiamo a questo luogo simbolico si trova nella Chemosphere, inedita abitazione a forma di astronave progettata dall’architetto californiano John Lautner e posta pochi metri dalla Mulholland Drive.
ENNIS HOUSE E ALTRE GRANDI ARCHITETTURE DI L.A
Un focus è quindi dedicato ai grandi architetti che hanno lasciato il segno nello skyline di Los Angeles: dalla spettacolare Ennis House – per cui il celebre architetto Frank Lloyd Wright si è ispirato alle costruzioni dell’antica civiltà Inca – impiegata che set della futuristica città ritratta in Blade Runner, alla Kaufmann House disegnata dal progettista austriaco Richard Neutra, le cui linee geometriche immerse nella rigogliosa natura di Palm Springs appaiono sullo sfondo del film Don’t Worry Darling.
TUTTO COMINCIÒ A HOLLYWOOD
Infine, le opere di Townley si rifanno anche a luoghi ordinari: che si tratti del Georgian Hotel, che negli anni ha ospitato star del calibro di Charlie Chaplin e Clark Gable, o della catena di fast food californiana In n’ Out ripresa mentre un aereo partito dall’aeroporto LAX la sorvola, o ancora del The Viper Room, locale diventato testimone involontario di un evento tragico come la prematura scomparsa dell’attore River Phoenix, il fascino di Hollywood è sempre presente, quasi che una città come Los Angeles, anche nei suoi angoli meno glamour, fosse in grado di risvegliare in chi la osserva il desiderio di rivivere quelle storie che, partendo dalla “cruda” realtà, sono diventate sostanza stessa dei sogni che il cinema ci ispira.
INFORMAZIONI AL PUBBLICO
SOGGETTIVA GALLERY
Via Pasquale Sottocorno 5/A, 20122 Milano
3357722437 – 3458463222
Orari di apertura:
dal martedì al venerdì dalle 10 alle 20.30
Sabato e Domenica 10-13.30 e 16-19.30
Soggettiva Gallery dedica, in occasione del Salone del Mobile (16-21 aprile) e dell’uscita di un film sul celebre pittore Edward Hopper, un approfondimento su due luoghi simbolo del cinema americano e mondiale, New York e Los Angeles. Per farlo prende in prestito due forme artistiche altre rispetto alla Settima Arte: l’arte e l’architettura.
Da un lato infatti Nighthawks di Edward Hopper – pittore “cinematografico” per eccellenza (influenzò molti registi tra cui Alfred Hitchcock e David Lynch) a cui è dedicato il documentario Hopper. Una storia d’amore americana, in uscita il 9 e 10 aprile – viene reinterpretato dall’illustratore texano Casey Callender che inserisce al suo interno i più iconici protagonisti del cinema: da Batman a Il grande Lebowski, da Blade Runner a Il Padrino, da Terminator a Matrix, da Ghostbusters a Beetlejuice.
Dall’altro le architetture di Los Angeles rappresentano una fonte di ispirazione essenziale per l’artista inglese George Townley, il cui incontro con L.A ha dato vita a una serie di opere che ritraggono luoghi ordinari – spesso resi straordinari da avvenimenti a cui il cinema fa sfondo, su tutti il The Viper Room, legato al tragico destino di River Phoenix – così come set di film di culto – da Pearl Harbour a I Simpson, da La La Land a Don’t Worry Darling e Karate Kid, da Barbie a Il cavaliere oscuro – Il Ritorno.
IL CINEMA IN VETRINA A NEW YORK
A New York, in particolare a un classico diner americano sulla Greenwich Avenue, si ispira uno dei dipinti più importanti di tutto il XX secolo, Nighthawks di Edward Hopper, opera che trascende il tempo e lo spazio di un pittore che, con le sue opere, ha messo in scena sia l’architettura che i paesaggi, sia reali che dell’anima, che contraddistinguono le infinite sfumature di una paese sfaccettato come Stati Uniti. All’iconica immagine generata da Hopper si ispira l’illustratore texano Casey Callender, che, reinterpretandola, la trasforma in un set cinematografico in grado di accogliere i protagonisti dei film che hanno segnato il nostro immaginario, come la scena di un film illuminata dal migliore dei fotografi e arredata dal più meticoloso degli scenografi.
Gli “interpreti principali” di questa scena sono seduti al bancone come comuni avventori; non fosse altro che dalla vetrina del locale si intravede in strada la terrificante creatura extra-terrestre di Alien (Ridley Scott), uno degli strampalati esseri che popolando il burtoniano mondo di Beetlejuice, l’iconica Batmobile parcheggiata alle spalle di Batman così come i letali aeroplani pilotati da Tom Cruise in Top Gun.
In alcuni casi il locale dipinto da Hopper viene trasportato da Callender interamente in un’altra dimensione: che si tratti della realtà paranormale dei Ghostbusters – a seguito dell’esplosione di Stay Puft, con gli acchiappa-fantasmi ricoperti dalla soffice pasta di marshmellow di cui è fatto il gigantesco ectoplasma – o quella simulata di Matrix – con Neo e Morpheus immersi in un flusso di codici alfa-numerici che compongono quello che noi crediamo essere il mondo reale –, il risultato è sempre incredibilmente affascinante e fonte di infiniti spunti interpretativi per gli appassionati della pittura di Edwardo Hooper e soprattutto del grande cinema.
CALIFORNIA DREAMING
Facendo un salto sull’altra costa degli Stati Uniti, a Los Angeles, l’incontro con il cinema è semplicemente inevitabile, tanto questa città è permeata di quell’immaginario filmico che l’industria hollywoodiana ha saputo esportare in tutto il mondo. É in tal senso una vera e propria ossessione quella sviluppata dall’artista di Londra George Townley per la luce calda e soffusa e i colori saturi che rendono unica l’atmosfera californiana.
I luoghi che hanno ispirato Townley vanno dall’El Rey Theatre – storico cinema e landmark art deco costruito nel 1936 Dove hanno suonato tra gli altri Bob Dylan, Billie Eilish, Kendrick Lamar e molti altri – alla Fox Plaza – resa celebre come Nakatomi Tower da Die Hard con Bruce Willis – dal Lighthouse Cafe – vero jazz cafe al cui interno è stata girata la scena di La La Land in cui Ryan Gosling incontra John Legend – fino al Griffith Observatory – icona di Los Angeles e set di innumerevoli film tra cui Gioventù bruciata, Yes Man e Terminator – e al set che riproduce la casa di Barbie, realizzato il 20% più piccolo di un’edificio tradizionale per conferirgli un’aurea da vera casa delle bambole.
Tra le location ritratte da Townley non poteva mancare la Mulholland Drive, conosciuta in tutto il mondo grazie al geniale e omonimo film di David Lynch: se infatti Townley inserisce un chiaro riferimento al regista di Twin Peaks in un diner da lui reinterpretato, un altro richiamo a questo luogo simbolico si trova nella Chemosphere, inedita abitazione a forma di astronave progettata dall’architetto californiano John Lautner e posta pochi metri dalla Mulholland Drive.
ENNIS HOUSE E ALTRE GRANDI ARCHITETTURE DI L.A
Un focus è quindi dedicato ai grandi architetti che hanno lasciato il segno nello skyline di Los Angeles: dalla spettacolare Ennis House – per cui il celebre architetto Frank Lloyd Wright si è ispirato alle costruzioni dell’antica civiltà Inca – impiegata che set della futuristica città ritratta in Blade Runner, alla Kaufmann House disegnata dal progettista austriaco Richard Neutra, le cui linee geometriche immerse nella rigogliosa natura di Palm Springs appaiono sullo sfondo del film Don’t Worry Darling.
TUTTO COMINCIÒ A HOLLYWOOD
Infine, le opere di Townley si rifanno anche a luoghi ordinari: che si tratti del Georgian Hotel, che negli anni ha ospitato star del calibro di Charlie Chaplin e Clark Gable, o della catena di fast food californiana In n’ Out ripresa mentre un aereo partito dall’aeroporto LAX la sorvola, o ancora del The Viper Room, locale diventato testimone involontario di un evento tragico come la prematura scomparsa dell’attore River Phoenix, il fascino di Hollywood è sempre presente, quasi che una città come Los Angeles, anche nei suoi angoli meno glamour, fosse in grado di risvegliare in chi la osserva il desiderio di rivivere quelle storie che, partendo dalla “cruda” realtà, sono diventate sostanza stessa dei sogni che il cinema ci ispira.
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SOGGETTIVA GALLERY
Via Pasquale Sottocorno 5/A, 20122 Milano
3357722437 – 3458463222
Orari di apertura:
dal martedì al venerdì dalle 10 alle 20.30
Sabato e Domenica 10-13.30 e 16-19.30