Soggettiva Gallery presenta dal 27 agosto (fino al 30 settembre) “Vertigine Hitchcock”, omaggio al regista inglese che con più di 50 film si è guadagnato il soprannome di “Maestro del Brivido”, legando indissolubilmente il proprio nome alla Storia del cinema. A 125 anni dalla nascita di Hitchcock, la mostra ripercorre i momenti salienti della sua carriera con una selezione di Alternative Movie Poster ispirati ai suoi più grandi capolavori.
L’influenza di Hitchcock non si limita al cinema, ma sconfina in tutti i campi delle creatività (videogiochi, fumetti, design, arte, letteratura, moda) fino a lasciare una traccia indelebile all’interno della cultura pop, senza dimenticare l’approfondita e attualissima rappresentazione della società americana che ha restituito con i suoi film. Se da un lato gli artisti le cui opere sono esposte in mostra devono quindi confrontarsi con la monumentale eredità artistica del regista inglese, dall’altro non possono non tenere in considerazione il lavoro di artisti che prima di loro hanno messo la loro creatività al servizio dello sconfinato immaginario cinematografico di Hitchcock: imprescindibile in tal senso il lascito dell’illustratore statunitense Saul Bass, stretto collaboratore del regista in diversi film.
LE INFLUENZE HITCHCOCKIANE
Dal 27 agosto giugno (fino al 30 settembre) Soggettiva Gallery presenta la mostra “Vertigine Hitchcock” che raccoglie più di trenta Alternative Movie Poster, ispirati ai suoi film più celebri. Un omaggio al regista inglese che ha rivoluzionato il cinema con la sua capacità di trasformare ogni suo film in un viaggio nelle più oscure profondità dell’animo umano, rivelando come il vero terrore si nasconda dietro una maschera di normalità.
Sono innumerevoli gli ambiti influenzati dal regista inglese, in una sorta di “stile Hitchcock” riconoscibile trasversalmente in tutti i campi artistici: dai videogiochi – la serie action “Hitman” – ai fumetti – la pubblicazione crime “The Fade Out”; dall’arte contemporanea – dell’artista multimediale belga Johan Grimonprez l’installazione “Looking for Alfred”, per non parlare delle contaminazioni con l’arte del pittore surrealista Salvador Dalì – al design – il decor di molti degli interni dei suoi film sono stati di ispirazione a importanti interior designer; dalla letteratura – autori del calibro di Stephen King e Patricia Highsmith riconoscono in Hitchcock un maestro di suspence e psicologia umana – alla moda – le sue attrici, da Kim Novak a Grace Kelly, da Tippi Hedren a Janet Leigh, sono diventate vere e proprie icone di stile grazie ai raffinati abiti e alle elaborate acconciature ideate da Hitchcock in collaborazione con l’eclettica costumista Edith Head, tanto da influenzare negli anni le collezioni di stilisti come Alexander McQueen, Miuccia Prada e Christian Dior.
UNO SPACCATO DELLA SOCIETÀ AMERICANA
I film omaggiati dalle opere in mostra rivelano uno spaccato sociale della società americana, a cui Hitchcock ha sempre dedicato un’attenta e quanto mai attuale analisi: emblematiche due pellicole come “La finestra sul cortile” e “Psyco”: se la prima rivela il cambiamento in atto in una società che ha perso ogni elemento di vita comune la seconda affronta il tema della lotta di classe.
In mostra opere grafiche di artisti internazionali che si sono dovuti confrontare, da un lato, con l’eredità dei film di Hitchcock e, dall’altro, con quella di chi con lui si è misurato prima di loro: basti pensare al celebre illustratore statunitense Saul Bass, autore sia dell’iconica locandina de “La donna che visse due volte” che dei titoli di testa di questa e di altre due pietre miliari del cinema di Hitchcock come “Intrigo internazionale” e “Psyco”. Proprio la tensione irresistibile che caratterizza “Psyco” ha scatenato la creatività dell’illustratore australiano Nick Charge e del graphic designer francese Melvin Mago, che hanno insistito sugli aspetti più gotici del film. Se invece l’appassionato di mid-century art Todd Alcott ha giocato ironicamente con l’aspetto psichiatrico e “frenologico” del film, Sheila C sceglie il formato orizzontale per dare vita a un destabilizzante e a tratti “diabolico” ritratto di Norman/Anthony Perkins.
QUESTIONE DI PROSPETTIVA
A “Gli uccelli” si sono ispirati, per riproporre visivamente il senso di totale vulnerabilità trasmesso dal film, Adam Juresko con un’illustrazione astratta, Max Dalton con un lavoro dalla delirante e divertente follia, Olivier Courbet con un’opera che sfrutta la prospettiva applicando uno stile che imita l’acquerello per creare dinamismo e l’italiano Utopian Movies, il cui approccio sperimentale mescola la creatività umana con le potenzialità tecnologiche offerte dall’Intelligenza Artificiale. Inoltre la pittrice marchigiana Veronica Chessa rende il suo personale omaggio a “Gli uccelli” con un dipinto in acrilico che, attraverso l’iconica configurazione “boule de neige”, materializza con sapienti pennellate la tesissima atmosfera messa in scena da Hitchcock (con un raffinato riferimento alla trama).
La vertigine che si prova davanti a “La donna che visse due volte” è al centro dell’opera di Jonathan Burton, caratterizzata da un tratto bidimensionale, mentre lo sgomento di James Stewart in “La finestra sul cortile” viene ripreso dall’illustratore di Pittsburgh Zeb Love e dalla designer di Brooklyn Katherine Lam i quali, giocando con gli elementi della trama, fanno eco alla tematica su cui ruota l’intero film: siamo noi a osservare il prossimo o è il prossimo a spiare noi?
TENSIONE COSTANTE
Non sarebbe una mostra su Hitchcock se mancasse all’appello un film come “Intrigo internazionale”, a cui si sono ispirati Joseph Chang, autore di una quadrilogia di opere retro-pop dedicate a Hitchcock e caratterizzate da un mix tra uno stile grafico modernista e un gusto minimalista di stampo orientale, e l’artista di Portland Dakota Randall, che ha ripreso le atmosfere della pellicola con Cary Grant attraverso un’approccio classico e dalle eleganti tonalità color seppia.
Altre due pellicole di fondamentale importanza come “Nodo alla gola” e “L’uomo che sapeva troppo” sono presentate in una chiave nuova e originale dall’illustratore belga Jack Durieux, maestro nell’uso della prospettiva e nel bilanciamento di tonalità calde fredde all’interno delle raffinate serigrafie con cui omaggia anche “Psyco” e “La donna che visse due volte”. In aggiunta, due esempi di come Hitchcock fosse maestro nell’adattare opere letterarie come “I 39 scalini” e “Delitto perfetto” sono state reinterpretati rispettivamente dall’esperto di pop culture Benedict Woodhead – a cui sono sufficienti poche forme in bianco e nero per riportare alla mente in modo preciso e puntuale gli elementi chiave del film – e dal designer londinese Adam Simpson, che si affida invece a un effetto tridimensionale orchestrato su più livelli per rendere graficamente gli scalini che danno il titolo al film stesso.
DUE TRITTICI CINEMATOGRAFICI
Infine due nuclei di opere, a cura rispettivamente dell’artista della Florida Danny Haas e del disegnatore originario delle fiandre Mark Borgions vanno a comporre due trittici rappresentativi tra loro coerenti per stile – nel primo caso per le palette di colore ricercate e i sapienti richiami alle locandine originali dei film, nel secondo per le atmosfere rarefatte e le linee geometriche – e formato.
Tutte le opere esposte in mostra sono in vendita.
INFORMAZIONI AL PUBBLICO
SOGGETTIVA GALLERY
Via Pasquale Sottocorno 5/A, 20122 Milano
3357722437 – 3458463222 – 3342378116
Orari di apertura:
lunedì: 15.30 – 19.45
da martedì a venerdì: 10 – 13.30 / 15.30 – 19.45
sabato e domenica: 10.30 – 13.30 / 15.30 – 19.45