La pubblicazione a livello internazionale dell’ultimo attesissimo romanzo di Stephen King, “Holly” (Sperling & Kupfer), diventa lo spunto per una nuova mostra dedicata al grande scrittore americano.
Da Martedì 5 SETTEMBRE 2023
“STEPHEN KING. THE BEST OF”
Impossibile citare tutti i film che sono stati tratti dai libri di uno dei più importanti e prolifici autori americani. Abbiamo fatto una selezione…ovviamente non esaustiva.
“Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni.” Stand by me di Rob Reiner è un viaggio a ritroso verso quell’età, la memoria di una lunga, avventurosa camminata di 4 dodicenni per due giorni di fine estate del 1959. Da un romanzo del re dell’orrore, Stephen King, un film capace di riportare il difficile addio all’adolescenza. Un miracoloso equilibrio della memoria tra sentimento e avventura. Sarebbe piaciuto a Truffaut.
Una delle scene memorabili è il magico incontro all’alba tra Gordie e il cerbiatto, momento poeticamente incantevole che il ragazzo conserverà segreto nel suo cuore. Non lo racconterà agli amici perché: “Le cose più importanti sono le più difficili da dire“. E questa è l’interpretazione di quell’attimo realizzata da Housebear Design, un piccolo studio nel nord-ovest dell’Arkansas, gestito da Justin Froning che ha fatto della narrazione la sua passione e il raccontare storie attraverso mezzi visivi (qualunque essi siano) il suo lavoro.
“Sono stanco, capo. Stanco di andare sempre in giro solo come un passero nella pioggia. Stanco di non poter mai avere un amico con me che mi dica dove andiamo, da dove veniamo e perché. Sono stanco soprattutto del male che gli uomini fanno a tutti gli altri uomini. Stanco di tutto il dolore che io sento, ascolto nel mondo ogni giorno, ce n’è troppo per me. È come avere pezzi di vetro conficcati in testa sempre continuamente. Lo capisci questo?” John Coffey “Il Gigante Buono” ne Il Miglio Verde
Il film è tratto da uno dei più celeberrimi romanzi di Stephen King, The Green Mile. King pubblicò la storia nel 1997 in 6 puntate, ricordando lo stile di Charles Dickens. Il regista Frank Darabont dovette quindi riunire tutto in un singolo copione e questa non fu un’impresa facile. Infatti lo stesso Stephen King sostenne di non invidiare Darabont perchè riunire tutto in un unico solo copione non era alquanto facile.
Il topo soprannominato Mr. Jingles non era un animale qualsiasi. Infatti fu selezionato fra più di 30 topi addestrati! Il piccolo topo è ormai una figura molto famosa nell’immaginario cinematografico, tanto che ha diverse pagine su Facebook a lui dedicate!
Dominique Byron, che ha realizzato quest’opera, è una illustratrice e grafica di Manchester. Esperta e appassionata di Cinema, adora utilizzare colori audaci e forme geometriche con una particolare predilezione nei confronti dell’architettura.
Stephen King aveva annunciato la produzione di quello che sarà il remake di Christine: la macchina infernale, pellicola cult del 1983 adattata dal suo omonimo romanzo dal regista John Carpenter. La vicenda ruota attorno a un timido adolescente che inizia a sistemare una Plymouth Fury del ’58, scoprendo che l’attività lo aiuta a farlo uscire dal suo guscio. Le cose si faranno però molte pericolose quando scoprirà che l’auto ha una propria mente malvagia. Una delle storie più famose e iconiche degli anni ’80 di King, che ha segnato e raccontato un’epoca.
La realizzazione di questo lavoro è di Mike Lucido, artista, fotografo, operatore video, grafico e illustratore del Nevada. Non poteva non divertirsi a reinterpretare questo Stra-Cult.
Pennywise è senza dubbio il pagliaccio horror più POP di sempre! La terribile sequenza in cui il piccolo Georgie, all’inseguimento della sua barchetta di carta, sta per infilare la mano nel tombino in cui si cela vorace il clown danzante è una delle scene più note e rimaste impresse nella memoria di chi ha letto il romanzo, di chi ha visto la miniserie TV del 1990 con Tim Curry e di chi ha gustato l’ultima e più esplicita versione arrivata al cinema.
L’omonimo romanzo di King, fu pubblicato per la prima volta nel 1986, diventando immediatamente un classico della letteratura. A tutt’oggi è considerato uno dei migliori e più autorevoli lavori dell’incontrastato maestro dell’horror. Un romanzo che da decenni terrorizza generazioni di lettori.
Casey Callender è l’illustratore Texano (famoso per le sue collaborazioni per il cinema con Blizzard Entertainment, Marvel Entertainment e Warner Bros) che ha materializzato con la sua opera quella indimenticabile immagine.
Come molti sanno, ci sono molte connessioni che collegano le opere di King andando a formare un vero e proprio Kingverse. Misery è il primo lungometraggio prodotto dalla casa di produzione di Reiner, la Castle Rock. Castle Rock è il paesino in cui è ambientato Stand by me e altri racconti di King. Paul Sheldon era amico di infanzia di Eddie Kaspbrak che si era trasferito a Boston dopo gli eventi di It. Misery è ambientato nella cittadina immaginaria di Sidewinder, vicino all’ Overlook Hotel, l’ambientazione di Shining. Dick Halloran, il cuoco dell’Overlook Hotel, aveva prestato servizio nell’esercito insieme al padre di Mike Hanlon, un altro membro del club dei perdenti di It. In Misery, Annie porta una macchina da scrivere modello Royal 10. Stephen King ne aveva una identica, e proprio come nel film, entrambe avevano il tasto “N” difettoso. Nel romanzo anche le lettere “T” ed “E” erano malfunzionanti. Entrambe sono le due lettere più comuni nella lingua inglese, questo rendeva il lavoro di Paul molto più arduo. In più, il battere compulsivo sulla tastiera, che rimanda un po’ al Jack Torrance di Shining offre allo spettatore un elemento di frustrazione in più e lo aiuta a calare nello stato d’animo del protagonista.
Originariamente, nel romanzo di King, Annie recide uno dei piedi di Paul Sheldon con un’ascia: Goldman ha adorato la scena e ha lottato perché fosse inclusa anche nel film, ma il regista Reiner ha insistito affinché fosse cambiata, utilizzando un martello, in modo che lei gli rompesse solo le caviglie, “per non rendere tutto troppo cruento”. Però Goldman successivamente ha scritto che questa era stata la decisione giusta, poiché la rappresentazione visiva di un’amputazione avrebbe indotto il pubblico a odiare Annie invece che prenderla in simpatia per la sua follia.
Ovviamente Misery non poteva non entrare tra i soggetti immaginati e illustrati dai Van Orton , in quello che è un vero e proprio tributo all’immaginario ludico e cinematografico degli ultimi decenni.
Un’arte influenzata dalla cultura pop statunitense quella dei gemelli Van Orton che hanno esordito reinterpretando le icone dei film cult degli anni ’80.
Anche per Jack Gregory la chiave della sua carriera come grafico, illustratore e fumettista sono i film e la televisione che lo hanno portato a realizzare bellissimi alternative movie poster.
La famosa scena in cui Jack Torrance impazzisce si esplica nel momento durante il quale sfonda la porta del bagno con un’ascia e si affaccia pronunciando la fatidica frase “…sono il lupo cattivo!” – nell’originale “Here’s Johnny!“. Il riferimento è il Tonight Show (uno show televisivo americano che dura fino ad oggi) condotto da Johnny Carson, storico conduttore e showman americano che ha seguito lo show fino al 1992. La frase pronunciata dal protagonista, diventa virale in seguito ed interpretata magistralmente dal buon Jack Nicholson, richiama proprio il tormentone con cui Carson veniva presentato ed introdotto ad ogni puntata. Jack, del resto, è diminutivo di Jonathan, e da qui nasce l’idea e pure l’ironia utilizzata da Max Dalton (illustratore, pittore e musicista e scrittore occasionale) nel immortalare la scena con la sua opera.
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